Fonte: http://tarafits.blogspot.com/2010/05/looming-mother-of-all-economic-and.html
“L’opera complessiva di Keynes riconduceva ad una potente dimostrazione secondo cui il capitalismo era per sua natura instabile e tendente al collasso. Ben lontano dall’attestarsi in un qualche magico stato di equilibrio, il capitalismo avrebbe inevitabilmente fatto l’opposto. Sarebbe rotolato da una collina.” Hyman Minsky
Giovedì 6 maggio, 90 minuti prima della chiusura della giornata borsistica, la borsa valori statunitense quasi si sciolse. Il Dow Jones Industrial Average scese di quasi 1000 punti. La borsa si risollevò prima della fine della giornata e chiuse con una perdita di 348 punti, o il 3.2%, come un enorme 747 che eviti a malapena un atterraggio di fortuna, anche se le domande del giorno sono: che cosa è successo? E qual è il significato di tutto ciò?
Secondo quanto sostiene Robert Reich nel suo blog il 6 maggio, “a questo punto nessuno conosce il motivo. Alcuni dicono che sia stato l’improvviso accendersi delle preoccupazioni riguardo il debito della Grecia e la possibilità crescete di un’inadempienza che potrebbe causare una corsa da parte degli investitori globali. Altri si riferiscono ad un “errore di trading”. Computer giganti ad alta velocità generano milioni nel commercio basato su istruzioni racchiuse in programmi informatici progettati per operare abbastanza velocemente da superare tutti gli altri.”
Venerdì 7 maggio 2010, di nuovo il Dow Jones scese di altri 140 punti durante una giornata di trading azzardato. La caduta causò la perdita dei guadagni della borsa statunitense dell’anno. Il Dow Jones chiuse sotto di 10.380 punti!
I mercati del capitale mondiale: un casinò computerizzato fuori controllo.
“A prescindere dalle cause per cui è accaduto, ciò è un’ulteriore prova del fatto che i mercati del capitale nazionale e mondiale sono divenuti un grande casinò fuori controllo, in cui intere fortune posso essere ammassate o perse in un istante – il che potrebbe andare bene, se non fosse che la maggior parte di noi vi ha riposto i risparmi di una vita. Fondi pensione, fondi comuni di investimento, sovvenzioni scolastiche – il valore di tutto questo dipende da un meccanismo che può perdere mille miliardi di dollari in pochi minuti senza che nessuno abbia una chiara idea di come ciò sia potuto accadere. Così tanto mercato dipende attualmente da programmi informatici e modelli matematici che nessuno comprende appieno, così tanto trading è in mano a poche persone i cui pollici pigri o il cui disinteresse momentaneo possono affondare l’economia, così tante ricchezze globali dipendono oggi da chi può muovere il proprio denaro più velocemente alla più leggera provocazione – che stiamo giocando quotidianamente con un disastro finanziario. La fortuna o la pazzia di pochi operatori, e la conoscenza e le informazioni interne che alcuni possiedono e altri no, combinate con computer ad altissima velocità, affidano tutti noi al capriccio di un sistema il cui rischio è di gran lunga superiore ai benefici pubblici che ne derivano,” concludeva Reich.
Il malessere greco infetta l’UE – I “PIGS” al macello.
I piani di austerità e il pacchetto di salvataggio per la Grecia che hanno intaccato negativamente la coalizione di governo del partito del Cancelliere Angela Merkel nelle elezioni regionali appena concluse in Germania, dato che Berlino deve pagare il conto, si dovrebbero diffondere in Europa e oltre. Secondo questi piani, il debito di cinque Paesi membri della UE, Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna (PIGS), ammonta a 3.900 miliardi di dollari. Il debito della Gran Bretagna è superiore a quello di questi Paesi.
Con toni di condanna molto forti, il noto economista statunitense e attivista politico Lyndon H. LaRouche Jr. ha accusato che “il suino britannico ha ancora una volta imposto un collasso iperinflazionario nello stile di quello del 1923 alla moderna Germania, attraverso il piano di salvataggio da migliaia di miliardi di dollari imposto alla Zona Euro in quest’ultimo fine settimana. Soltanto l’attivazione immediata di una legge Glass-Steagall potrebbe evitare agli Stati Uniti stessi di cadere nello stesso destino ora previsto per le vittime dell’Europa continentale come, tra tutti gli altri bersagli della distruzione totale, la Repubblica Federale di Germania.
Il Capo della Banca d’Inghilterra King prevede un futuro disastroso per il Paese.
La precaria posizione finanziaria di Londra, che è nota da un po’ di tempo a questa parte, è stata ulteriormente svelata da Edmund Conway, l’editore della pagina economica del Telegraph, giornale inglese. Conway ha rivelato che all’economista statunitense David Hale, che ha recentemente incontrato Mervyn King, capo della Bank of England, è stato raccontato da quest’ultimo che “chiunque vinca queste elezioni non starà più al potere per un’intera generazione a causa della durezza che l’austerità fiscale dovrà raggiungere.”
Edmund Conway ha proseguito spiegando ulteriormente la crisi insostenibile che aspetta il Regno Unito:
“… nessuno ancora comprende quanto duri saranno i prossimi cinque anni. Per ovvie ragioni: non abbiamo mai affrontato nulla di simile nella nostra vita. Siamo stati isolati finora dal dolore pieno della crisi finanziaria ed economica da bassi tassi di interesse senza precedenti e dai salvataggi alle banche. Ad un certo punto, l’anestetico scomparirà e affronteremo un periodo di austerità che potrebbe rendere il partito al potere così impopolare al punto da renderlo ineleggibile per decine d’anni a venire. Ci saranno scioperi; ci sarà stagnazione; ci sarà probabilmente una qualche sorta di recessione Double Dip. Ma questa volta il dolore sarà senza dubbio imposto dai politici.”
Questa analisi è stata rinforzata ulteriormente dall’ex ministro britannico, Michael Portillo, che ha dichiarato che “la crisi finanziaria che devasta la Gran Bretagna impiegherà 20 anni per trovare soluzione, ma i prossimi cinque anni saranno critici!”
L’Istituto per gli Studi Fiscali aveva precedentemente avvertito che ognuno dei tre partiti stava nascondendo agli elettori i dettagli dei loro piani per tagliare il deficit, aggiungendo che il tenore dei tagli in seguito alle elezioni potrebbe essere il più ingente da quando registrazioni paragonabili iniziarono subito dopo la Seconda Guerra Mondiale.
“L’instabilità è un difetto innato e inevitabile del capitalismo”
Hyman Minsky, un macroeconomista finora sconosciuto che aveva capito cosa stava per accadere, predisse, decenni fa, quasi esattamente il genere di disfacimento che sta martellando l’economia globale.
Minsky credeva nel capitalismo, ma riteneva tuttavia che esso presentasse una debolezza genetica. La finanza moderna, sosteneva, era lontana dal configurarsi come quella forza stabilizzatrice che le principali correnti dell’economie dipingevano: piuttosto, era un sistema che creava l’illusione di stabilità mentre dava origine simultaneamente alle condizioni per un inevitabile e drammatico collasso.
La visione di Minsky può essere stata buia, ma egli non era un fatalista; egli riteneva che fosse possibile costruire politiche che potessero diluire il danno collaterale causato delle crisi finanziarie.
Nei suoi scritti, Minsky si rifaceva al suo eroe intellettuale, Keynes, probabilmente il maggior economista del XX secolo. Ma mentre la maggior parte degli economisti attinse una singola e semplicistica lezione da Keynes – secondo cui il governo avrebbe dovuto penetrare e gestire l’economia a livello micro, appianare il ciclo degli affari, e riportare tutto all’interno dei binari – Minsky non aveva interesse per quello che egli e un manipolo di altri economisti dissidenti giunsero a chiamare “Keynesianesimo bastardo”.
Invece, Minsky attinse le sue personali e di gran lunga più buie lezioni dagli scritti di riferimento di Keynes, che trattavano non soltanto del problema della disoccupazione, ma anche della moneta e delle banche. Sebbene Keynes non abbia mai affermato ciò esplicitamente, Minsky sostenne che l’opera complessiva di Keynes riconducesse ad una potente dimostrazione secondo cui il capitalismo era per sua natura instabile e tendente al collasso. Ben lontano dall’attestarsi in un qualche magico stato di equilibrio, il capitalismo avrebbe inevitabilmente fatto l’opposto. Sarebbe rotolato da una collina.
“L’ipotesi dell’Instabilità Finanziaria” di Minsky
Al risveglio di una depressione, notava, le istituzioni finanziarie sono straordinariamente conservatrici, così come gli affari. I debitori e i creditori riforniscono l’economia dirigendo ogni attività senza accordi ad alto rischio, e le cose procedono bene: i debiti sono quasi sempre pagati in tempo, gli affari generalmente riescono e ognuno ha successo. Un tale successo, tuttavia, incoraggia inevitabilmente creditori e debitori a farsi carico di rischi maggiori nella ragionevole speranza di guadagnare più denaro. Come osserva Minsky, “Il successo genera trascuratezza nei confronti della possibilità di fallimento.”
Quando la gente dimentica che il fallimento è una possibilità, alla fine si sviluppa una “economia euforica”, alimentata dal sorgere di creditori assai più arrischiati – quelli che egli definisce creditori speculativi, le cui entrate coprono i pagamenti degli interessi ma non del debito principale; e da quelli che definisce “creditori Ponzi”, le cui entrate non possono coprire nulla, e possono solo pagare i loro debiti chiedendo in prestito ancora di più. Man mano che queste ultime categorie crescono, l’economia generale si sposta da un ambiente conservatore ma profittevole a un sistema a ruota libera dominato da attori la cui sopravvivenza dipende non da solidi business plans, ma da denaro preso a prestito e da credito liberamente disponibile. Una volta che questo tipo di economia si è sviluppata, ogni panico può abbattere il mercato. Il fallimento di una singola impresa, per esempio, o la rivelazione di una frode traballante possono innescare paura e un tentativo improvviso di tipo economico ampio di disfarsi del debito.
Il “Momento Minsky”
Questo momento cruciale, in seguito soprannominato “momento di Minsky”, creerebbe un ambiente profondamente inospitale per tutti i creditori. Gli speculatori e i creditori Ponzi cadrebbero per primi, poiché perderebbero l’accesso al credito di cui avevano bisogno per sopravvivere. Anche gli attori più stabili si potrebbero trovare impossibilitati a pagare il loro debito senza vendere i propri beni; le loro vendite forzate farebbero scendere a spirale verso il basso i prezzi dei beni, e, inevitabilmente, il traballante edificio finanziario inizierebbe a crollare. Gli affari fallirebbero, e la crisi sgorgherebbe nell’economia reale, che dipendeva dal sistema finanziario ora cadente. (Nota. Lo scritto su Minsky è stato estratto da “Why Capitalism Fails” di Stephen Mihm, da Boston Globe, 14 settembre 2009.)
“L’umanità affronta la crisi più grave nella storia moderna.”
In un libro intitolato “La Crisi Economica Globale, la Grande Depressione del XXI Secolo,” scritto dai professori Michael Chossudovsky e Andrew Gavin Marshall (in distribuzione a partire dalla fine di maggio), più di una dozzina di illustri economisti e scrittori, Ellen Brown, Tom Burghardt, Michel Chossudovsky, Richard C. Cook, Shamus Cooke, John Bellamy Foster, Michael Hudson, Tanya Cariina Hsu, Fred Magdoff, Andrew Gavin Marshall, James Petras, Peter Phillips, Peter Dale Scott, Bill Van Auken, Claudia von Werlhof e Mike Whitney, guardano sotto la sfavillante facciata del Capitalismo occidentale e rivelano una complessa rete di falsità e distorsioni mediatiche che aiutano a nascondere le opere del sistema economico globale e il suo impatto devastante sulle vite delle persone.
Malgrado la differenza di punti di vista e prospettive presentate in questo volume, tutti i collaboratori giungono alla fine alla stessa conclusione: l’umanità si trova all’incrocio della più grave crisi economica e sociale nella storia moderna.
La recessione economica è ben piazzata in tutte le regioni del mondo, sotto forma di disoccupazione di massa, crollo di programmi di stato sociale e impoverimento di milioni di persone. La crisi, unitamente ad un processo globale di militarizzazione, una “guerra senza confini” condotta da Washington e i suoi alleati della NATO, è intimamente connessa con la ristrutturazione dell’economia globale. L’architettura finanziaria globale sostiene obiettivi strategici e di sicurezza nazionale dell’Occidente guidato dagli USA e dalle loro potenti elite economiche che controllano e dominano le funzioni del governo civile.
Questo libro spiega come la Federal Reserve (un ente privato), il Consiglio delle Relazioni Estere, la Banca dei Regolamenti Internazionali, e consigli societari in Wall Street effettuino abitualmente transazioni di vasta portata da terminali di computer connessi alle maggiori borse valori, il tutto a portata di mouse.
“Il disfacimento dei mercati finanziari nel 2008-2009 è stato il risultato della frode istituzionalizzata e della manipolazione finanziaria. Gli “aiuti alle banche” sono stati effettuati secondo le istruzioni di Wall Street, portando al più vasto trasferimento di beni monetari mai registrati nella storia, mentre simultaneamente si veniva creando un insormontabile debito pubblico.”
Questo processo di declino economico è cumulativo. Il sistema di pagamenti tramite transazioni monetarie è nello scompiglio. I pagamenti degli stipendi non sono più eseguiti, il credito è spezzato e gli investimenti di capitale sono ad un punto morto. Frattanto, nei Paesi Occidentali, la “rete di sicurezza sociale” ereditata dal sistema di welfare, che protegge i disoccupati durante una recessione economica, si trova a sua volta in pericolo.
La leggenda della guarigione economica.
L’esistenza di una “Grande Depressione” del tenore di quella degli anni ’30 è spesso riconosciuta, tuttavia è celata da affermazioni false: “L’economia è sulla via della guarigione”. [Gli Stati Uniti si risollevarono dalla depressione degli anni ’30 grazie al boom economico dovuto alla produzione industriale in seguito alla Seconda Guerra Mondiale, quando beneficiarono di un’economia industriale vibrante e in espansione, con le potenze europee da essa dipendente – un processo perseguito dopo la fine della guerra che spostò il centro finanziario dalla City di Londra a Wall Street]
Il disfacimento finanziario non consiste semplicemente nella bolla edilizia dei beni immobili, che già era scoppiata, ma esistono molte altre bolle, la totalità delle quali giganteggia sullo scoppio della bolla edilizia del 2008.
Riguardo alla cosiddetta guarigione economica, già all’inizio del 2010, la “guarigione” dell’economia statunitense era predetta e confermata da uno sbarramento di disinformazione mediatica formulato attentamente. La situazione sociale critica della cresciuta disoccupazione negli USA era stata scrupolosamente camuffata. Gli economisti vedono la bancarotta come un fenomeno microeconomico. Le relazioni dei media sulle bancarotte falliscono nel fornire un quadro d’insieme di ciò che sta accadendo a livello nazionale e internazionale. Quando tutte queste chiusure simultanee di impianti nelle città e nei comuni del Paese sono sommate, un quadro molto diverso emerge: interi settori di una economia nazionale stanno chiudendo.
L’opinione pubblica continua ad essere mal guidata sulle cause e sulle conseguenza della crisi economica, per non parlare delle soluzioni politiche. Le persone sono spinte a credere che l’economia presenti per sua natura una logica che dipende nella libera interazione di forze di mercato, nascondendo così il ruolo di potenti attori finanziari, che tirano i fili nei consigli societari, e hanno volontariamente influenzato il corso degli eventi economici.
“Il Sogno Americano” si tramuta per i più in un incubo.
L’inesorabile e fraudolenta appropriazione di beni è considerata parte integrante del “sogno americano”, un mezzo per diffondere i benefici della crescita economica. Si rafforza una leggenda secondo cui “senza ricchezza ai livelli più alti non ci sarebbe niente da far fluire verso il basso.” Questa è una vera e propria baggianata.
La disinformazione mediatica serve ampiamente gli interessi di un manipolo di banche globali e speculatori istituzionali che fanno uso delle proprie imposizioni su mercati finanziari e di merci per ammassare vaste riserve di beni. I “salvataggi alle banche”, presentati al pubblico come un requisito per la guarigione economica, hanno facilitato e legittimato un ulteriore processo di appropriazione di ricchezze. Attraverso informazioni interne e anticipazioni, i maggiori attori finanziari, usando gli strumenti del commercio speculativo, sono in grado di ingannare e manipolare i movimenti del mercato a loro vantaggio, velocizzare il crollo di un antagonista e ridurre a relitto le economie dei Paesi in via di sviluppo. Questi strumenti di manipolazione sono divenuti parte integrante dell’architettura finanziaria; sono incorporati nel sistema.
Il fallimento delle principali correnti economiche.
La professione economica raramente si indirizza all’attuale funzionamento dei mercati nel “mondo reale.” Costruzioni teoriche incentrate su modelli matematici servono a rappresentare un mondo astratto, fittizio, di gran lunga lontano dalla realtà. Attraverso il fallimento nell’esame dell’interrelazione di potenti attori economici nell’economia della “vita reale”, il processo di adulterazione del mercato, di manipolazione finanziaria e di viene trascurato. La concentrazione e centralizzazione dei processi decisionali economici, il ruolo delle elite finanziarie, dei think thank economici, i consigli societari: nessuna di queste questioni è esaminata dai programmi economici universitari. La costruzione teorica è disfunzionale; non può essere usata per fornire una comprensione della crisi economica.
La scienza economica è diventata una costruzione ideologica per camuffare e giustificare il Nuovo Ordine Mondiale. I poteri della manipolazione del mercato che servono ad accaparrare vaste somme di ricchezza monetaria sono raramente trattati. E quando vengono riconosciuti, sono considerati appartenere all’ambito della Sociologia o delle Scienze Politiche. Ciò significa che l’impianto politico e istituzionale alle spalle di questo sistema economico globale, che è stato delineato nel corso degli ultimi trent’anni, è raramente analizzato dagli economisti assunti dalle società.
Povertà e ineguaglianza sociale.
L’economia politica globale arricchisce i pochi a spese di una vasta maggioranza. La crisi ha contribuito ad ampliare le ineguaglianze sociali all’interno e tra i Paesi. Sotto il capitalismo globale, la povertà crescente non è il risultato di scarsità o mancanza di risorse umane e materiali. Le strutture di ineguaglianza sociale sono state, alquanto deliberatamente, rinforzate, portando non soltanto ad un processo generalizzato di impoverimento, ma anche al decesso dei gruppi di reddito medio e medio-alto.
La bancarotta ha colpito diversi tra i più vivaci settori dell’economia di consumo. Le classi medie in Occidente sono state soggette, per vari decenni, all’erosione della loro ricchezza materiale. Questa esiste in teoria costruita e sostenuta dai nuclei familiari e altri debiti. Con la morte dell’economia civile, lo sviluppo dell’economia di guerra americana, supportata da un colossale budget di quasi mille miliardi di dollari per la difesa, ha raggiunto nuove vette. Mentre le borse valori cadono e la recessione si allarga, le industrie di armamenti avanzati, i contractors militari e di sicurezza nazionale e le intraprendenti società di mercenari (tra gli altri) hanno assistito ad una crescita rigogliosa e fiorente delle loro diverse attività.
La guerra e la crisi economica.
Le guerre conducono all’impoverimento delle persone in casa e nel mondo. La fornitura di beni e servizi essenziali per soddisfare i bisogni umani è stata rimpiazzata da una “macchina mortale” guidata dal profitto a supporto della “Guerra Globale al Terrorismo” americana. Mentre i poveri sono fatti combattere in Iraq o altrove, le guerre arricchiscono le classi più alte, che controllano l’industria, l’esercito, il petrolio e le banche. “Le Nazioni occidentali, in particolare gli Stati Uniti, spendono centinaia di miliardi di dollari all’anno per assassinare persone innocenti in remote Nazioni impoverite, mentre la gente in patria subisce le disparità di povertà, classe, genere e divisione razziale.”
Una “guerra economica” totale che sfocia in disoccupazione, povertà e malessere è condotta attraverso il libero mercato. Negli ultimi vent’anni di “libero mercato” globale, l’economia ha portato povertà e miseria sociale nelle vite di milioni di persone. Invece di contrastare l’imminente catastrofe sociale, i governi occidentali, i governi occidentali, per servire gli interessi delle elite economiche, hanno installato uno stato di polizia alla “Grande Fratello”, con l’incarico di affrontare e reprimere ogni forma di opposizione e dissenso sociale [1984 di George Orwell è stato creato negli USA]
La crisi economica e sociale non ha per niente raggiunto il suo apice e interi Paesi, incluse Grecia e Islanda, sono a rischio. Basti guardare soltanto al crescendo della guerra in Medio Oriente e Asia Centrale e alla minaccia di USA e NATO nei confronti di Cina, Russia e Iran, per vedere quanto la guerra e l’economia siano intimamente correlate.
Il declino dell’Occidente e uno scenario deprimente.
Nel blog Global Guerrilla, John Robb, scrivendo sul “DECLINO DELL’OCCIDENTE”, afferma che l’attuale crisi del debito sovrano sia un’altra battaglia in una guerra per il predominio tra il “nostro” sistema economico globale integrato, impersonale e gli stati-nazione tradizionali. In questione è il fatto che uno stato-nazione serva gli interessi dei governati o serva gli interessi di un sistema economico globale.
Il sistema economico globale sta vincendo. La crisi finanziaria del 2008, la prima vera battaglia di questa guerra (opposta alle precedenti sconfitte nelle scaramucce in Russia, in Argentina, nei Balcani ecc.) è stata una sonora disfatta per gli stati-nazione. La crisi attuale nella UE finirà quasi certamente con gli stessi risultati.
Alla fine di questa guerra, che non sarà lunga, il sistema economico e finanziario globale sarà il vincitore. Gli stati-nazione occidentali saranno raggiunti da quelli del Sud globale, mere carcasse di stati che servono soltanto per rinforzare gli interessi del sistema economico globale. Più stati-mercato che stati-nazione, le entrate dei cittadini cadranno ai livelli del mondo in via di sviluppo (facilitati da una produttività altamente portatile), e la ricchezza si stratificherà. Le protezioni normative saranno deboli. Le pensioni dell’impiego pubblico saranno cancellate e regnerà la corruzione.
Le un tempo dominanti milizie dell’Occidente saranno ridotte ad una minima frazione della loro entità attuale, e la loro attenzione sarà rivolta al mantenimento del controllo interno piuttosto che alle minacce esterne. Il chiaro e disambiguo messaggio per ogni cittadino dell’Occidente sarà che egli è solo.
Questo frammenterà la società e porterà a stagnazione/depressione perpetua, violenza/corruzione endemica, e squallore. Nuove fonti di ordine vedranno la nascita dell’imprenditore criminale, siano essi il competente gangster societario o il teppista di strada tatuato. Nel mondo degli stati vuoti (senza moralità che limiti il comportamento) e a connettività illimitata con il sistema economico globale, questi imprenditori criminali diventano presto dominanti, sottomettendo violentemente o corrompendo chiunque sul sentiero del loro arricchimento. [nei precedenti stati socialisti dell’Europa orientale e centrale le mafie locali ed emigrate formano un importante segmento delle nuove elite dominanti]
Riassunto.
L’autore ha esplorato e ha scritto sul declino e la caduta dell’egemonia statunitense dall’ 11 settembre 2002, quando un impero statunitense in declino apparve nel suo più splendente potere come il sole del pomeriggio dopo il suo Zenit.
Il declino del Secolo Americano 11 settembre 2002 Atimes:
http://www.atimes.com/atimes/Middle_East/DI11Ak06.html
L’impero statunitense – L’inizio dell’ultimo tempo 24 novembre 2006
http://www.informationclearinghouse.info/article15729.htm
Il declino e la prossima caduta dell’egemonia statunitense 30 marzo 2008
http://www.uruknet.de/?p=m42600&hd=&size=1&l=e
— Un editoriale intitolato “Collasso dell’economia statunitense” nel Belleville Intelligencer del 27 febbraio 2008 conferma l’ormai generalmente accettata salute precaria dell’economia statunitense. Harry Koza nel Globe e nel Mail ha recentemente citato Bernard Connelly, lo stratega globale della Banca AIG di Londra, che la probabilità di una Grande Depressione sta crescendo giorno dopo giorno. Martin Wolf del Financial TImes inglese ha citato il dott. Nouriel Roubini della Stem School of Business, il quale sottolinea come le perdite del sistema finanziario americano cresceranno a più di mille miliardi di dollari, un ammontare pari a quello di tutti gli attivi delle banche americane.
Il prossimo domino a cadere sarà quello delle mancanze delle carte di credito, e dopo di questo… chissà? Ci sono così tanti fondi esotici là fuori, con migliaia di miliardi di dollari cartacei – o piuttosto moneta virtuale – ognuno avendo acronimi assortiti, e tutti sul punto di disintegrarsi nel nulla. Nel prossimo paio d’anni, i conti delle banche che hanno prosperato su questi meccanismi, basati su azioni che spariscono in fretta, falliranno.
La previsione più spaventosa finora viene dal Global Europe Anticipation Bulletin (GEAB): “La fine del terzo trimestre del 2008 (a settembre inoltrato, soltanto 7 mesi da ora) sarà caratterizzato da un nuovo punto di ribaltamento nel rivelazione della crisi sistemica globale.
“Negli Stati Uniti, questo nuovo punto di ribaltamento si tradurrà – sappiatelo! – in un collasso dell’economia reale, (la) fase socio-economica finale della serie di esplosioni delle bolle edilizie e finanziarie e dell’ottenimento della caduta del dollaro americano. Il collasso dell’economia reale statunitense significa il congelamento virtuale della macchina economica americana: bancarotte pubbliche e private in gran quantità, aziende e servizi pubblici che chiuderanno i battenti.”
“Non stiamo vivendo un “remake” della crisi del 1929 né una ripetizione delle crisi petrolifere degli anni ’70 o la crisi della borsa valori del 1987. Ciò che avremo, piuttosto, è in realtà un’importantissima minaccia globale – un vero punto di svolta che colpirà l’intero pianeta e metterà i discussione le fondamenta del sistema internazionale su cui il mondo è stato organizzato negli ultimi decenni.”
La civiltà militare – capitalista occidentale in scompiglio 25 settembre 2008
http://www.uruknet.de/?p=m47513;
http://www.boloji.com/analysis2/0386.htm
“L’allentamento del credito non sostituisce e non può sostituire i guadagni, gli stipendi o i proventi fiscali.” Max Fraad Wolff
“Il sistema finanziario [statunitense] è fuori controllo e ha condotto l’economia in un mare selvaggio e turbolento di speculazione pesantemente influenzata. La strada che ci si presenta è oscura e ignota.” Steve Fraser, autore di “Wall Street: il palazzo del sogno americano.”
“Prima che l’economia statunitense possa veramente iniziare ad espandersi nuovamente, il tasso di risparmio deve salire ai livelli precedenti alla bolla, circa l’8%, 2 mila miliardi di dollari di debito domestico devono essere eliminati”, David Rosemberg, economista.
Cultura aziendale e vendetta affondano la Repubblica Americana 17 maggio 2009
http://www.boloji.com/analysis2/0442.htm
“Apparati militari ipertrofici sono sotto ogni forma di governo infausti alla libertà, e vanno considerati come particolarmente ostili alla libertà repubblicana.” – George Washington (1732-1799), Primo Presidente statunitense.
“E’ parte del modello generale di politica fuorviata il fatto che il nostro paese sia ora orientato verso un’economia delle armi che è stata allevata da una psicosi di isteria bellica artificialmente indotta e nutrita attraverso un’incessante propaganda di paura.” . Generale Douglas MacArthur, Discorso, 15 maggio 1951.
“[L’]unione di un immenso apparato militare e una grande industria di armi è nuova nell’esperienza americana… Nei consigli di governo, dobbiamo stare in guardia contro l’acquisizione di influenza senza garanzia, sia cercata sia non cercata, da parte del complesso militare – industriale. Il potenziale per una disastrosa crescita di potere nei posti sbagliati esiste e persisterà.” – Dwight D. Eisenhower (1890-1969), 34mo Presidente statunitense, Messaggio d’addio, 17 gennaio 1961
La conferma della pressione sul dollaro e sugli USA 8 ottobre 2009
http://www.boloji.com/analysis2/0493.html
E finalmente,
Imperi cadenti e le loro valute, Roma, Francia, Inghilterra e gli USA
Parte 2: Dall’Inghilterra agli Stati Uniti d’America. Rolf Nef 16 gennaio 2007
http://www.financialsense.com/fsu/editorials/2007/0116.html
(traduzione di Giovanni Andriolo)
* K Gajendra Singh, diplomatico indiano (a riposo), ha servito come ambasciatore in Turchia e Azerbaijan dall’agosto del 1992 all’aprile del 1996. Precedentemente, ha servito come ambasciatore in Giordania, Romania e Senegal. Attualmente presiede la Fondazione per gli Studi Indo -Turchi; è un frequente contributore a “Eurasia”.