Tiberio Graziani, direttore della rivista “Eurasia”, è stato intervistato da Vincenzo Mungo per il Giornale Radio Rai 3 dell’8 giugno scorso, edizione delle 8.45.
L’intervista può essere riascoltata cliccando qui (dal minuto 10:44 al minuto 12:33). Segue la trascrizione integrale.
Annunciatrice: Inizia oggi a Istanbul la terza conferenza sull’interazione tra i paesi dell’Eurasia, presieduta dal capo dello Stato turco Gül. Tra i partecipanti anche il premier russo Putin. Al centro dei lavori la crisi seguita al blitz israeliano contro la flottiglia pacifista e la situazione in Afghanistan.
Sull’importanza del summit Vincenzo Mungo ha intervistato Tiberio Graziani, direttore della rivista di geopolitica “Eurasia”.
Vincenzo Mungo: Quale rilevanza possono avere le decisioni che usciranno da questa conferenza?
Tiberio Graziani: Questa è una conferenza incentrata sull’integrazione eurasiatica e sul ruolo rilevante che, giorno dopo giorno, la Turchia viene ad assumere. Per quanto riguarda gli effetti sulla situazione, negli ultimi giorni abbastanza incandescente, del Vicino Oriente (dopo l’attacco degli Israeliani alla nave turca), ci saranno delle conseguenza: oramai l’agenda regionale non è più dettata da Washington e da Israele, ma più che altro dalle nazioni propriamente eurasiatiche, in primo luogo Turchia, Russia e Cina.
VM: Proprio in seguito al blitz israeliano è emerso con chiarezza che i rapporti tra Israele e la Turchia si stanno deteriorando. Questi rapporti potranno in futuro riannodarsi, o è una scelta strategica della Turchia quella di allontanarsi dall’Occidente?
TG: Oramai siamo in presenza di un sistema multipolare, che si fa sempre più consolidato, per cui i nuovi assi che si stanno sviluppando sono tutti proiettati in Eurasia. Però è evidente che se ci fosse un colpo di Stato o un cambiamento dell’attuale dirigenza, la Turchia resterebbe ancorata al sistema cosiddetto occidentale. Non credo però che succederà così: gli elementi che emergono fanno tutti pensare che il sistema multipolare sia ormai avviato, per cui la Turchia sembra sempre più diventare nel Vicino e Medio Oriente l’ago della bilancia.