Sulla vergognosa speculazione “internazional-finanziaria” in atto contro la Grecia si è ben espressa – fra gli altri – Diana Johnstone, in un articolo (“La caduta della Grecia”, 25 marzo 2010) ospitato in questa rassegna. Si è messa in risalto la preoccupante sostanziale mancanza di solidarietà politica fra i Paesi della Comunità europea, incapaci di trovare soluzioni allo strapotere del debito pubblico, vero totem pregiudiziale del “mondo occidentale”.
La Germania in particolare tesse una sorta di doppio gioco, funzionale da una parte alle centrali finanziarie e dall’altra alla sua posizione di grande mercante d’armi, esportatrice in particolare proprio nei confronti della Grecia e della Turchia (1): sullo sfondo – elemento evidentemente da non sottovalutare – le importanti e difficili elezioni amministrative previste a metà maggio che impongono al Cancelliere Merkel di tener conto dell’orientamento generalmente rigoroso e antiellenico dell’opinione pubblica, contraria a gratificare i “lassisti” greci.
Occorre dunque, nella cinica prospettiva perseguita dal governo tedesco, che la Grecia adotti “duri riforme strutturali”, riduca stipendi, proceda a liberalizzazioni/privatizzazioni (magari anche svenda qualche isola … !), aumenti l’IVA: ma – grazie ai prestiti internazionali, che comunque arriveranno – continui ad acquistare armi tedesche in maniera veramente spropositata e incomprensibile.
L’avvitamento ellenico sulla questione difesa militare – che pone il problema, fra l’altro, della mancanza di una effettiva e autonoma struttura di difesa europea, in presenza della quale passerebbe in secondo piano l’esigenza di una onerosissima difesa nazionale – potrebbe essere superato nel caso di un riavvicinamento e di una solidarietà greco-turca. Potrebbe non essere una coincidenza il fatto che la Germania sia così ostile all’ingresso di Ankara nella Comunità europea: mantenere un’estraneità e una frattura tra i due rivali storici, Grecia e Turchia, favorisce un impulso e un incremento della corsa agli armamenti di entrambi i Paesi.
La politica di “zero problemi con i vicini” intrapresa da Ankara, tuttavia, si applica anche alla Grecia e può portare a una inedita solidarietà greco-turca capace di far venir meno datate controversie (prima fra tutte, la questione cipriota).
Per il 14/15 maggio è prevista la visita ad Atene del primo ministro Erdoğan, che fa seguito all’incontro tra i ministri degli Esteri Droutsas e Davutoğlu: le parti hanno convenuto sulla formazione di un Alto Consiglio di cooperazione, al quale parteciperanno dieci ministri turchi e dieci greci (fra gli altri i rispettivi ministri degli Esteri, dell’Economia e dell’Energia); Droutsas ha confermato che “da ora, Grecia e Turchia avranno la possibilità di fare molte cose interessanti in comune” e Davutoğlu ha ribadito la previsione di “una cooperazione completa, a tutti i livelli; vi saranno due incontri annuali fra i ministri e almeno uno fra i capi del governo”.
“Il nostro destino è comune ed è in comune che noi costruiremo il nostro avvenire”, ha sottolineato il ministro degli Esteri turco, assicurando la collaborazione di Ankara nella ricerca di soluzioni della crisi economica greca.
* Aldo Braccio è redattore di “Eurasia”
- La Grecia è addirittura al quinto posto degli importatori mondiali di armi, e contribuisce per il 13 % alle esportazioni tedesche in tale settore; per la Germania si tratta del secondo cliente in assoluto, preceduta solo dalla Turchia che contribuisce per il 15 %. E’ anche il caso di ricordare che la Germania detiene il 10 % delle esportazioni mondiali di armi (fonte : SIPRI – Stockholm International Peace Research Institute – Yearbook 2009, armaments, disarmamenet and international security).