Fonte: Russia Today 24 marzo 2010
Con le relazioni in ribasso tra Pechino e Washington, il Vicepresidente cinese compie un viaggio di 5 giorni in Russia, per consolidare le relazioni bilaterali. Il presidente russo Dmitry Medvedev ha detto, durante un incontro con Xi Jinping, che Mosca e Pechino restano partner strategici. Pur rilevando che era passato molto tempo dal loro ultimo incontro, nel maggio 2008, “le buone relazioni e i caratteristici rapporti di partenariato strategico dei nostri paesi, non sono cambiati“.
Il Vicepresidente cinese Xi Jinping, ha incontrato il Primo Ministro Vladimir Putin a Mosca, in un incontro che è stato descritto da una fonte del Cremlino come “estremamente cordiale e produttivo“. Anche se la riunione di Putin e Xi Jinping ha riguardato una vasta gamma di questioni, hanno avvicinato le relazioni bilaterali con la prospettiva multi-polare come loro principio guida. Putin ha detto al Vicepresidente Xi Jinping, che si prevede sostituisce il presidente Hu Jintao nel 2013, che la Russia continuerà a prestare alla Cina il suo sostegno su tutte le questioni, compreso il problema di Taiwan. “Abbiamo sempre sostenuto la Cina sulle questioni più sensibili, compreso il problema di Taiwan“, ha dichiarato. “Abbiamo intenzione di continuare a costruire le relazioni con la Cina sulla base del rispetto per i nostri interessi comuni“. Boris Gryzlov, presidente della Duma di Stato e presidente del Consiglio Supremo del partito Russia Unita, ha ribadito il sostegno di Putin. “Il governo cinese è l’unico governo legittimo che rappresenta tutta la Cina, e Taiwan è parte integrante della Cina“, ha detto Gryzlov alla seconda conferenza del dialogo interpartito tra Russia Unita e il Partito comunista cinese.
Il vice presidente cinese, che si trova in Russia per cinque giorni di colloqui, ha risposto sottolineando l’importanza nell’affrontare i problemi globali da una posizione multi-polare. “Nel bel mezzo delle profonde trasformazioni dell’ordine economico mondiale, dobbiamo prendere in considerazione gli interessi della Russia, della Cina e dei paesi in via di sviluppo“, Xi Jinping ha sottolineato. “La Cina e la Russia devono sostenere ciò, così come l’istituzione di un mondo multipolare e la democratizzazione delle relazioni internazionali“. Xi ha aggiunto che la Cina vuole che la Russia “svolga un ruolo importante negli affari internazionali e regionali, cosa che sarebbe in linea con il suo status di grande potenza.”
Beijing e Mosca fanno causa comune contro l’unilateralismo
Oggi, alcuna menzione sulla necessità di creare un “mondo multipolare” viene immediatamente interpretata come un rimprovero alla politica estera degli Stati Uniti, che è stata la sola responsabile persecuzione di nemici reali e immaginari dal trauma dell’11/9 di quasi dieci anni fa. Sebbene ci fosse stata l’acuta speranza che le cose cambiassero con la nuova leadership di Washington, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama non ritira ancora l’orma degli stivali dei militari statunitensi, che oggi copre una larga parte del mondo. Putin ha fatto eco alle preoccupazioni della Francia di una “superpotenza” americana, durante un discorso alla conferenza sulla sicurezza a Monaco, nel febbraio 2007. “Gli Stati Uniti hanno oltrepassato i propri confini in tutti i campi – economico, politico e umanitario – e si sono imposti sugli altri Stati“, ha detto l’ex presidente russo nel suo discorso, di sovente menzionato. “Le guerre locali e regionali non sono diminuite, il numero di morti non s’è ridotto, ma è aumentato. Non vediamo alcun tipo di freno – un uso iper-inflazionato della forza“. Questi sono punti di vista cui il governo cinese – che attualmente è impegnato in gran parte in una lotta dietro le quinte con gli Stati Uniti su temi diversi, come i motori di ricerca su Internet e Taiwan – può facilmente identificarsi.
Ai primi di febbraio, Pechino ha annunciato che stava valutando sanzioni contro le compagnie aerospaziali degli Stati Uniti coinvolte nell’affare per la vendita di armi, per svariati miliardi di dollari, a Taiwan, che la Cina sostiene essere parte inseparabile della Cina continentale. L’accordo approvato dal presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, avrebbe consegnato a Taipei 60 elicotteri Black Hawk, 114 missili Patriot e sofisticati sistemi di comunicazione. Il pacchetto totale equivarrebbe a circa 6,4 miliardi di dollari. Nel frattempo, Mosca è stata coinvolta in una polemica proprio con gli Stati Uniti, per i tentativi di questi di installare una base per il sistema antimissile in Europa orientale.
L’amministrazione Bush aveva inizialmente pensato di basare il sistema in Polonia e nella Repubblica ceca, ma Obama ha “rottamato” tali piani, in gran parte a causa delle preoccupazioni della Russia e dell’ansia di Washington di “resettare” con Mosca le loro relazioni reciproche. Tuttavia, il nuovo piano di Obama (che prevede di schierare lo scudo in Romania, e di completarlo con i missili intercettori navali SM-3, e possibilmente con la partecipazione della Bulgaria), ha fatto ben poco per alleviare i timori della Russia che un tale sistema, così vicino al suo territorio, ne comprometta la sicurezza nazionale. Dopo tutto, uno scudo difensivo può diventare molto offensivo, se si neutralizza la capacità di una nazione di proteggere se stessa.”La Russia ha gravi questioni riguardanti il vero scopo della difesa antimissili degli Stati Uniti, in Romania” ha detto ai giornalisti il portavoce del ministero degli Esteri russo, Andrej Nesterenko, dopo l’annuncio di Washington. “Questo è il motivo per cui saremo sempre contro ogni dubbia azione unilaterale, in materia di difesa missilistica.”
In aggiunta a queste preoccupazioni comuni, la Cina e la Russia si sono trovate soggetti inconsapevoli di un articolo fortemente provocatorio del Foreign Affairs, la rispettata rivista politica degli Stati Uniti. Nel numero di marzo/aprile 2006, Keir A. Leiber e Daryl G. Press hanno pubblicato un articolo, “The Rise of US Nuclear Primacy” che sostiene che “per la prima volta in quasi 50 anni, gli Stati Uniti si trovano sul punto di raggiungere il primato nucleare. Probabilmente sarà presto possibile, per gli Stati Uniti, distruggere gli arsenali nucleari strategici della Russia e della Cina, con un primo colpo“. L’articolo continua, stimando in modo disastrosamente impreciso, sull’”obsolescenza dell’arsenale nucleare” della Russia, che molti osservatori degli Stati Uniti ancora oggi credono sia arrugginito, e il ritmo presumibilmente apatico della Cina nell’acquisire armi nucleari. “Questo drammatico cambiamento nell’equilibrio nucleare, deriva da una serie di miglioramenti dei sistemi nucleari degli Stati Uniti, dal rapido declino dell’arsenale della Russia e dalla lentezza della modernizzazione delle forze nucleari della Cina“. Tale conclusione dovrebbe essere presa ‘cum grano salis’, dal momento che gli autori avevano scritto in un momento in cui gli Stati Uniti erano ancora al vertice della loro supremazia: “A meno che le politiche di Washington cambino, o Mosca e Pechino adottino misure per aumentare la dimensione e la disponibilità delle loro forze; la Russia e la Cina – e il resto del mondo – vivranno all’ombra della supremazia nucleare degli Stati Uniti, per molti anni a venire“. Così, è stata con una certa sorpresa che questo commento da parte del Pentagono, sia venuto a galla solo la scorsa settimana: “Ci sono aspetti della loro [Russia] dottrina nucleare, delle loro attività militari, che troviamo molto preoccupanti“, ha dichiarato Michèle Flournoy, sottosegretario al Dipartimento della Difesa. In un’intervista con il Financial Times ha detto che, mentre Barack Obama ha sottolineato “l’importanza di ridurre il ruolo delle armi nucleari… se leggete la recente dottrina militare russa, vanno nella direzione opposta, in realtà, fanno sempre più affidamento sulle armi nucleari, sul ruolo delle armi nucleari nella loro strategia“. L’intervista (“la dottrina nucleare di Mosca sotto tiro“, 18 marzo), tuttavia, non ha mai portato alla questione della nuova fiducia degli USA sui sistemi anti-missile, che sta portando l’architettura nucleare globale a perdere l’equilibrio.
Sugli altri fronti
Anche se Cina e Russia criticano gli Stati Uniti per la loro esageratamente ambiziosa politica estera, le relazioni che uniscono questi tre paesi potenti, sono troppo importanti per essere interrotti. Beijing, Mosca e Washington sono i partecipanti più ingombranti in una danza culturale da cui nessuno può uscirne, senza sofferenze reali. Il trucco, però, è coordinare i passi in modo che i partecipanti non pestino i piedi di tutti gli altri. Attualmente, la Cina è il più grande titolare estero di buoni del Tesoro degli Stati Uniti, mentre al tempo stesso gli Stati Uniti sono il maggior acquirente dei prodotti made in China. Tale unico rapporto multi-miliardario, mentre fa molto per stemperare le passioni politiche, sta iniziando a mostrare alcune crepe.
Mosca e Washington osservano in soggezione la Cina che naviga, praticamente indenne, attraverso la peggiore crisi economica mondiale degli ultimi decenni. Nel 2009, mentre gli Stati Uniti hanno attuato il più grande salvataggio delle sue banche, l’economia cinese ha registrato tassi di crescita dell’8,7 per cento. Infatti, la principale preoccupazione di Pechino, per il momento, è il modo di disperdere il surriscaldamento dell’economia, senza subire un crollo disastroso. Attualmente, le cose sembrano andare così bene per la Cina, che la Grecia, a corto di soldi e che sta lottando per tirarsi fuori dal pozzo nero del debito, si rivolge a Pechino per dei fondi di emergenza. Come il Financial Times ha spiegato, “Il capitale cinese è il primo soccorso per i paesi e le aziende che hanno bisogno di soldi“.
La riga successiva dell’articolo, spiega perché gli Stati Uniti stanno iniziando a lamentarsi delle “sleali” pratiche commerciali della Cina, tra cui la “manipolazione” dello yuan, la moneta nazionale. “L’implosione del sistema finanziario occidentale, nell’arco dei due anni a partire dal 2007, insieme all’evaporazione della fiducia negli Stati Uniti, Europa e Giappone, da un giorno all’altro, ha spinto la reputazione mondiale della Cina ai livelli più elevati“. La Cina sta semplicemente facendo quello che ogni paese nella storia ha fatto, quando ha acquisito un grande potere economico: espandere la sua sfera di influenza a livello mondiale, e talvolta a scapito delle nazioni concorrenti. Un progetto di legge bipartisan è stata presentato nel Senato degli Stati Uniti, che intende premere su Pechino per lasciare che la sua moneta salga, invece di ancorarla artificialmente al dollaro statunitense. Un rapporto semi-annuale del Tesoro degli Stati Uniti di aprile, potrebbe innescare un’ulteriore accrescimento della pressione su Pechino, accusando ufficialmente la Cina di manipolazione della valuta. Ora sembra che la Cina speri che la Russia, che ha anch’essa grandi riserve di dollari, darà un sostegno contro la pressione di Washington.
Beijing spera che la Russia sostenga la loro posizione in merito al tasso di cambio dello yuan, ha detto a Mosca il vice ministro del Commercio cinese, Gao Hucheng. “La Cina è riuscita a mantenere il tasso di cambio stabile nel momento più difficile. E lo yuan non è sottovalutato“, ha detto. “Spero che la Russia adotterà un approccio obiettivo e sostenga la Cina sullo yuan.” Cina e Russia hanno recentemente firmato contratti per quasi 8 miliardi di dollari, e degli accordi che mirano a promuovere la cooperazione bilaterale nel settore bancario, dell’industria e dei progetti di infrastrutture, ha aggiunto.
Dopo il suo viaggio di 5 giorni in Russia, il Vicepresidente cinese Xi Jinping si recherà in visita ufficiale in Bielorussia, Finlandia e Svezia.
Traduzione di Alessandro Lattanzio
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